
AI is transforming everything — and Europe just changed the rules again. Here’s what you need to know.
Il 19 novembre 2025 la Commissione Europea ha fatto ciò che molte aziende chiedevano da mesi: ha proposto di rinviare le parti più complesse dell’AI Act. Le regole per i sistemi ad alto rischio slittano da agosto 2026 a dicembre 2027. Sedici mesi in più per adeguarvi.
È un sollievo o un nuovo problema? Dipende da come ti muovi adesso. La risposta breve: entrambe le cose. Dipende da come ti muovi adesso.
Perché Bruxelles ha frenato
La motivazione ufficiale è semplice: gli standard tecnici non sono pronti. CEN-CENELEC non ha completato il lavoro entro aprile 2025.
Ma non è l’unica ragione.
Il Rapporto Draghi (2024) mostrava un quadro allarmante:
– nessuna delle prime 10 aziende AI al mondo è europea
– investimenti UE nell’AI: €8 mld vs €68 mld USA
– solo l’11% delle imprese europee usa davvero l’AISul piano pratico, 2/3 degli Stati membri non hanno designato le autorità di vigilanza entro la scadenza del 2 agosto 2025. Senza autorità, le regole non si possono applicare.
E c’è stata la spinta politica. Al summit di Berlino del 18 novembre, Macron è stato esplicito: “L’AI Act arriva con troppe incertezze. USA e Cina guidano la corsa. Non possiamo ostacolare l’innovazione delle nostre imprese.”
Il vantaggio competitivo dell’Italia
Mentre due terzi degli Stati europei sono in ritardo sulla designazione delle autorità competenti, l'Italia si è mossa per prima. Con la Legge 132/2025 (entrata in vigore il 10 ottobre), abbiamo designato l'ACN (Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale) come autorità di vigilanza e AgID come autorità di notifica. Siamo stati il primo Stato membro con un quadro legislativo nazionale completo.
Questo significa che le aziende italiane hanno un vantaggio competitivo concreto: sanno già con chi dovranno interfacciarsi (ACN e AgID), hanno certezza sui requisiti mentre altri paesi sono ancora nel limbo normativo, e possono accedere ai primi sandbox regolatori che l'Italia attiverà entro agosto 2026.
Per un’azienda italiana, significa poter dire a un cliente internazionale:
“Siamo già conformi per le autorità italiane.”
Non è poco. In un mercato dove l'incertezza normativa è il problema principale, avere chiarezza sulle regole del gioco è un asset strategico.
Le nuove scadenze da segnare in agenda

Alcune parti dell'AI Act sono già attive. Altre sono state rinviate. Attenzione: queste date valgono solo se il Parlamento Europeo e il Consiglio approveranno la proposta. Se non passasse, restano valide le scadenze originali.
Già in vigore (non cambiano):
Febbraio 2025: divieti sulle pratiche AI più pericolose (manipolazione cognitiva, social scoring)
Agosto 2025: obblighi per i modelli AI di uso generale tipo ChatGPT
Rinviate dalla nuova proposta:
Sistemi AI ad alto rischio: da agosto 2026 a dicembre 2027 (+16 mesi)
AI nei prodotti regolamentati (dispositivi medici, auto, ecc.): da agosto 2027 a agosto 2028 (+12 mesi)
Obblighi di trasparenza: estesi fino a febbraio 2027
Quanto costa davvero mettersi in regola
Parliamo di numeri concreti. Secondo lo studio CEPS, mettere a norma un sistema AI ad alto rischio costa tra €193.000 e €330.000 di setup iniziale, più €71.400 all'anno di manutenzione.
Per una PMI, può significare fino a €400.000 per un singolo prodotto AI.
Le sanzioni? Fino a €35 milioni o il 7% del fatturato globale per le violazioni più gravi. Per le non conformità minori, €15 milioni o 3% del fatturato.
Questi numeri spiegano perché molte piccole imprese hanno chiesto più tempo.
Le Big Tech divise tra chi firma e chi protesta
Le reazioni delle grandi aziende tecnologiche mostrano quanto sia divisiva questa regolamentazione.
Meta ha rifiutato di firmare il Codice di Condotta volontario per i modelli AI, definendo la normativa europea fonte di "incertezze legali inaccettabili".
Google ha firmato, ma con riserve esplicite sui possibili rallentamenti dell'innovazione in Europa.
OpenAI e Anthropic hanno sottoscritto il codice senza riserve pubbliche.
Le startup europee dell'AI - Mistral, Aleph Alpha - hanno ottenuto molte delle modifiche che volevano e ora dichiarano che "l'AI Act è perfettamente gestibile".
Draghi: “L’Europa si è inceppata”
Il giorno dopo il rinvio proposto dalla Commissione, Mario Draghi ha scelto una platea simbolica per lanciare il suo monito più duro sull'approccio europeo all'AI: l'inaugurazione del 163° anno accademico del Politecnico di Milano, il 1° dicembre 2025.
"L'Europa si è inceppata", ha detto senza mezzi termini. Il problema non è tecnico, è di metodo: "Abbiamo trattato valutazioni iniziali e provvisorie come se fossero dottrina consolidata, inserendole in leggi estremamente difficili da modificare."
È una critica diretta al modo in cui l'AI Act è stato costruito. Secondo Draghi, l'Europa ha adottato un "approccio improntato alla cautela, radicato nel principio di precauzione", mentre serviva "adattabilità: rivedere le ipotesi e adeguare rapidamente le regole man mano che emergono evidenze concrete".
I numeri che ha citato sono chiari: se l'Europa adottasse l'AI con la stessa velocità del boom digitale americano degli anni '90, la crescita della produttività potrebbe aumentare di 0,8 punti percentuali all'anno. Ma il tempo stringe: "La divergenza tra i Paesi che abbracciano l'innovazione e quelli che esitano si allargherà sensibilmente e rapidamente."
Il rischio? "Se non colmiamo questo divario, l'Europa rischia un futuro di stagnazione, con tutte le sue conseguenze." E considerato che l'UE mantenga il tasso medio di crescita della produttività dell'ultimo decennio, tra 25 anni l'economia europea avrebbe la stessa dimensione di oggi.
Chi applaude e chi protesta
Non tutti applaudono. Oltre 120 organizzazioni della società civile hanno definito questa proposta "il più grande arretramento dei diritti digitali nella storia dell'UE".
BEUC1, l'organizzazione europea che rappresenta 45 associazioni di consumatori, è diretta: "Ai consumatori è stata promessa semplificazione. Ma questa proposta si legge come deregolamentazione quasi esclusivamente a beneficio delle Big Tech" (sic). Una posizione che ignora il fatto che le aziende europee devono competere con aziende americane e cinesi che non hanno questi vincoli.
I Paesi Bassi preferirebbero "maggiore chiarezza sull'applicazione" piuttosto che ritardi. La Spagna, che ha già creato la prima agenzia di supervisione AI d'Europa (AESIA) nel 2023, teme che il rinvio indebolisca le protezioni.
Tre mondi diversi: Europa, USA, Cina
Il contesto globale racconta una storia completamente diversa.
🌍 Tre modelli di regolazione dell’AI
🇺🇸 USA → Deregolamentazione • Investimenti privati massivi
🇨🇳 Cina → Controllo statale • Regole per temi specifici
🇪🇺 UE → Sicurezza • Compliance come leva competitiva
Gli Stati Uniti non hanno una legge federale sull'AI. L'Executive Order di Biden del 2023 è volontario. Trump nel 2025 ha deregolamentato ulteriormente. Risultato: investimenti privati nell'AI a $67,2 miliardi nel 2023, sette volte quelli europei.
La Cina regolamenta per tema specifico: algoritmi di raccomandazione, deepfake, AI generativa. Tutto deve allinearsi ai "valori socialisti fondamentali". Molte applicazioni richiedono pre-approvazione statale.
L'Europa punta sulla sicurezza come vantaggio competitivo. Ma il famoso "Brussels Effect" - quando il mondo adotta gli standard europei - per l'AI non si sta materializzando. Solo Brasile, Canada e Perù mostrano interesse a copiare l'AI Act.
Se sei fuori dall’UE: cosa devi sapere
Hai sede negli USA, in Asia o altrove, ma vendi servizi AI a clienti europei? L'AI Act ti riguarda comunque.
La regola è semplice: se il tuo sistema produce effetti nell'UE - anche se tu non hai sede fisica qui - devi rispettare le stesse regole di un'azienda europea. Questo significa:
Designare un rappresentante autorizzato nell'UE se il tuo sistema è ad alto rischio
Garantire la conformità tecnica agli standard europei
Sottoporti a verifiche delle autorità nazionali (come l'ACN in Italia)
Mantenere documentazione e registri secondo i requisiti UE
La buona notizia è che hai 16 mesi in più per organizzarti. La cattiva è che la complessità rimane: 27 Stati membri, autorità diverse, interpretazioni locali degli stessi requisiti.
Il consiglio? Valuta una partnership con un'azienda europea che possa agire da rappresentante autorizzato e navigare il framework locale per te. È più efficiente che aprire una sede o assumere un team legal dedicato all'UE.
Per le aziende europee, questa complessità normativa è un problema. Ma è anche una barriera all'ingresso per chi non ha le risorse per navigarla.
Tre azioni immediate per non sprecare i 16 mesi

Il rinvio ti dà 16 mesi in più, ma solo se li usi bene.
Ecco cosa ti consiglio:
Mappa i tuoi sistemi AI - Quali delle tue applicazioni AI potrebbero rientrare nelle categorie "ad alto rischio"? Questo include sistemi per: assunzioni, valutazione creditizia, gestione di infrastrutture critiche, accesso a servizi essenziali.
Monitora gli standard tecnici - CEN-CENELEC sta pubblicando progressivamente gli standard armonizzati. Iscriviti alle newsletter del settore o chiedi al tuo consulente di tenerti aggiornato.
Considera i sandbox regolatori - Quando saranno attivi, i sandbox ti permetteranno di testare la conformità in ambiente protetto, con supporto diretto dalle autorità. L'esperienza britannica mostra che le aziende partecipanti ricevono investimenti 6,6 volte superiori. L'Italia dovrà attivare i propri sandbox entro agosto 2026: un'opportunità da non perdere.
La Commissione stima che le semplificazioni proposte faranno risparmiare alle imprese fino a €5 miliardi in costi amministrativi entro il 2029.
La tua prossima mossa
Il rinvio dell'AI Act non è un via libera a ignorare il tema. È un'opportunità per trasformare la conformità in vantaggio competitivo.
Chi si prepara ora sarà pronto quando le regole entreranno in vigore - e potrà comunicare ai propri clienti che la sua AI è "compliant by design". Chi aspetta l'ultimo momento si troverà a rincorrere, con costi maggiori e meno margine di manovra.
L'incertezza c'è, è vero. Ma fa parte del prezzo di operare in un mercato che sta cercando di bilanciare innovazione e tutele.
Il miglior momento per prepararti era ieri. Il secondo miglior momento è adesso.
P.S. E ELECTE? Stiamo facendo esattamente quello che ti ho consigliato: mappare, monitorare, prepararci.
Fonti
Questo articolo si basa su ricerche condotte su fonti istituzionali e analisi verificate:
Commissione Europea: comunicato ufficiale "Simpler digital rules to help EU businesses grow" (19 novembre 2025) e documentazione del Digital Package
Legge italiana 132/2025: "Disposizioni in materia di intelligenza artificiale" (G.U. n. 223 del 25 settembre 2025)
AgID e ACN: documentazione ufficiale sulle competenze designate per l'implementazione dell'AI Act in Italia
Mario Draghi: discorso di inaugurazione del 163° anno accademico del Politecnico di Milano (1° dicembre 2025)
Euronews: copertura delle dichiarazioni di Macron e del rinvio proposto dalla Commissione
Studio CEPS (Centre for European Policy Studies): "Clarifying the costs for the EU's AI Act" - analisi dei costi di conformità per le PMI
Rapporto Draghi sulla competitività europea (settembre 2024)
Tech Policy Press: "What's Driving the EU's AI Act Shake-Up?" - analisi delle pressioni politiche e industriali
MLex e Bloomberg: copertura delle posizioni di Francia e Germania sul rinvio
European Law Firm e Cooley LLP: analisi legali sulla Digital Omnibus e timeline di implementazione
Documenti ufficiali UE: testo dell'AI Act (Regolamento 2024/1689) e timeline di implementazione del Parlamento Europeo
Per approfondire: digital-strategy.ec.europa.eu
Fabio Lauria
CEO & Founder, ELECTE S.R.L.
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